Heritage

Il pane è una questione di famiglia. Tagliandolo possiamo leggerci le storie, le mani e i sogni di chi lo ha curato fino a renderlo un’arte.

La storia
di un forno
e di una famiglia

Il pane è una questione di famiglia. Tagliandolo possiamo leggerci le storie, le mani e i sogni di chi lo ha curato fino a renderlo un’arte.

Generazioni che hanno deciso di fare del buono il proprio mestiere.

In mezzo ai campi umbri nasce un valore da condividere

Nel secondo dopo guerra, il pane è un bene con cui supportare la comunità locale, un cibo da condividere e da prestarsi, fra contadini umili e modesti che conoscono il valore di una promessa e di una stretta di mano. Ogni famiglia produce in casa il proprio pane, per sé e per chi non può, nei limiti delle sue possibilità. Fra queste ce n’è una, però, che lo fa meglio di tutti. Il pane dei fratelli Alfredo, Giuseppe ed Ermete Cecchini è quello che i cittadini della piccola Marsciano, nel cuore verde dell’Umbria, considerano il più buono. Così i tre decidono di aggiungere al faticoso lavoro dei campi una produzione famigliare che la notte porta loro e le rispettive compagne Ada, Maria e Nicolina, a impastare il pane per tutto il paese. Nel 1958 aprono un forno e ogni giorno sulla piana del Tevere si stende il profumo caldo e avvolgente del pane artigianale. Le tre coppie capiscono da subito il valore di una produzione di qualità, fatta con le migliori materie prime. I pesanti sacchi di farina portati in spalla fischiettando, setacciati uno a uno, i pomodori pelati, cotti e passati a mano, il lievito madre vivo rinfrescato ogni sera senza eccezioni: non sono solo immagini di un’epoca passata, ma espressioni di un metodo di lavoro fatto di passione e dedizione.

Non sono solo immagini di un’epoca passata, ma espressioni di un metodo di lavoro fatto di passione e dedizione.

Uno sguardo curioso sull’arte del mangiar bene

Questa vocazione per l’eccellenza porta la piccola realtà locale a sopperire alla mancanza di tecnologia con idee creative, esperienza visiva, memoria tattile e camere ingegnerizzate con materiali di recupero, dove la tradizionale “mattra” diventa sede delle lievitazioni, e i tubi dell’acqua calda si trasformano nella fonte di vapore per mantenere l’ambiente umido. Una croce tagliata sull’impasto è il modo per verificare velocemente la forza dei lieviti, e un segno di buon auspicio che chiude la giornata del forno. Alfredo consegna il pane mentre il resto della famiglia, compresi i figli Vincenzo e Sandro, manda avanti la produzione. Nei suoi viaggi ruba con lo sguardo quelle piccole tradizioni famigliari che cambiano di casa in casa. Raccoglie quel bagaglio dei campi e delle storie contadine, e lo trasforma in prodotti nuovi per il forno Cecchini: trecce all’olio, torta spianata, torta al parmigiano, frusta, maritozzo e molti altri entrano nel quotidiano della gente del posto, e di chi viene appositamente dai paesi vicini per i prodotti della famiglia marscianese.

Una passione radicata nel DNA

Vincenzo eredita l’anima innovativa e la curiosità di Alfredo. Per primo adotta impianti d’avanguardia, straordinari soprattutto per una piccola realtà locale, e con la moglie Eliana porta il forno Cecchini a evolversi in uno nuovo spazio, quello attuale, dotato di un grande laboratorio dove sperimenta una visione contemporanea di forno. Introduce già negli anni ‘80 il panettone artigianale, una produzione d’eccellenza lontana dai bassi canoni industriali, e nel frattempo tramanda a suo figlio Giorgio la passione per tecniche che valorizzano la tradizione con gli strumenti contemporanei. Con un’infanzia passata fra i processi di lievitazione e i profumi della panificazione, oggi Giorgio e sua sorella Marta Cecchini mandano avanti insieme il sogno iniziato dalla loro famiglia generazioni fa, con una passione che portano scritta nel DNA, un’esperienza tecnica maturata in anni di studio e una visione innovativa con cui scrivono il nuovo capitolo nella storia del forno Cecchini.